Compresenze nella scuola primaria: da risorsa educativa a tappabuchi organizzativo. Una deriva pericolosa
UIL Scuola Emilia Romagna: “No agli abusi. La compresenza è didattica, non sostituzione. Così si svilisce la professione e si penalizzano docenti e alunni.”
Nel dibattito attuale sulla qualità della scuola primaria italiana, il tema delle compresenze è diventato uno dei nodi più urgenti e controversi. Nella loro natura originaria, le ore di compresenza sono una risorsa pedagogica preziosa, previste per potenziare l’offerta formativa, sostenere l’inclusione e personalizzare gli apprendimenti. Dove funzionano correttamente, la compresenza permette di fare ciò che una singola figura docente non può garantire da sola: laboratori, piccoli gruppi, recuperi individualizzati, percorsi per alunni con bisogni educativi speciali, potenziamento disciplinare e didattica cooperativa.
Che cos’è davvero la compresenza
La compresenza non è un “avanzo di orario” né un tempo da occupare come capita, ma un momento didattico programmato e intenzionale in cui due insegnanti della stessa classe lavorano insieme sugli apprendimenti dei bambini secondo una logica cooperativa e inclusiva.
Non si tratta di un concetto opzionale: la sua funzione è sancita da una precisa tradizione normativa e didattica, dalla scuola a tempo pieno (L. 820/1971) ai moduli (L. 148/1990), fino all’autonomia scolastica (DPR 275/1999) e alle pratiche moderne di co-teaching. Il contratto collettivo (art. 26 CCNL) ribadisce che questo tempo deve essere dedicato alla didattica e non ad attività amministrative o di sorveglianza.
Quando la compresenza diventa abuso: il caso Bologna
Sempre più scuole stanno svuotando la compresenza del suo significato originario, utilizzandola massicciamente per le sostituzioni dei colleghi assenti. In diversi istituti – soprattutto nel territorio di Bologna e provincia – si è arrivati a pratiche discutibili e lesive della professionalità docente.
Una delle più assurde riguarda l’imposizione dell’orario spezzato per utilizzare le compresenze come ore di supplenza. Esempio reale: un docente con servizio previsto alle 12:30 si vede costretto a coprire una supplenza nelle prime ore della mattina (8:30–10:30) utilizzando le sue ore di compresenza. Risultato? Quel docente rimane a scuola anche 10 ore, con due o tre ore “buche” non retribuite nel mezzo, spesso seguite da collegio docenti o programmazioni nel pomeriggio.
Una pratica che, oltre a essere umiliante e sproporzionata, ha conseguenze pesanti:
- Nessun riconoscimento economico per queste ore aggiuntive;
- Nessun recupero riconosciuto;
- Condizioni di stress lavorativo e disorganizzazione familiare;
- Distruzione della funzione didattica della compresenza;
- Svalutazione della professione docente, ridotta a semplice sorveglianza.
Come ha dichiarato Serafino Veltri, Segretario Generale UIL Scuola Emilia Romagna:
“Queste ore non saranno mai riconosciute economicamente e nemmeno fatte recuperare. È inaccettabile che si chieda ai docenti di sacrificare tempo, salute e dignità professionale per coprire buchi organizzativi creati dall’assenza di investimenti sulle supplenze.”
Il piano sostituzioni interno: un attacco ai diritti e al sistema educativo
Alcune scuole hanno fatto ancora di peggio: hanno deliberato nei collegi docenti piani interni che obbligano ogni insegnante a cedere la metà delle proprie compresenze per sostituzioni. In alcuni casi, si è arrivati a veri e propri tabelloni di “turni di supplenza obbligatoria”.
Questa pratica è doppiamente sbagliata per un duplice ordine di motivi: danneggia gli alunni, che perdono ore di recupero, laboratori e attività di qualità progettate dai loro docenti; penalizza i docenti precari, a cui vengono sottratte opportunità di supplenze, punteggio, anzianità contributiva e stipendio.
Se la scuola può ricorrere a personale interno per emergenze brevi, deve farlo riconoscendo un compenso adeguato. Serve una norma contrattuale chiara: straordinari ben retribuiti e completamente detassati, non in parte, per i docenti che scelgono volontariamente di sostituire colleghi oltre il proprio orario.
Docenti ridotti a sorveglianti
Usare la compresenza per “coprire classi” significa svilire la professionalità docente. Invece di fare didattica, costruire percorsi educativi e seguire gli alunni, molti insegnanti vengono declassati al ruolo di meri sorveglianti, trasformando la scuola primaria in un parcheggio didattico. Questo approccio mina la motivazione, la qualità educativa e l’etica professionale.
A questo proposito, anche il Segretario Generale UIL Scuola RUA, Giuseppe D’Aprile, già un anno fa in occasione della pubblicazione della nota ministeriale del 3 dicembre aveva espresso una posizione molto chiara sul tema, dichiarando:
Come UIL Scuola invitiamo tutti i dirigenti scolastici a continuare a garantire, come fatto finora, il diritto allo studio costituzionalmente garantito, la sorveglianza degli alunni e la sicurezza dei plessi scolastici, con nomine di supplenza anche fin dal primo giorno di assenza del personale, compresi i collaboratori scolastici, come già previsto dalle note DPIT prot. n. 2116 del 30 settembre 2015 e DGPER prot. n. 10073 del 14/04/2016, richiamate nella Nota AOODGPER prot. n. 115135 del 25 luglio 2024 – “Istruzioni e indicazioni operative in materia di supplenze al personale docente, educativo ed ATA.
La posizione della UIL Scuola Emilia Romagna
La UIL Scuola Emilia Romagna è fermamente contraria a questa deriva organizzativa, che scarica sui docenti responsabilità che competono all’amministrazione scolastica e al Ministero e che ha come scopo oltre a quello del contenimento della spesa, anche quello di un’organizzazione generica. Non è accettabile votare piani sostituzioni senza reale discussione pedagogica, sotto pressione o frettolosamente nei collegi.
La UIL indica chiaramente una linea:
- Mai accettare la sottrazione sistematica delle compresenze alla didattica
- Mettere sempre a delibera per progetti tutte le ore di compresenza, comprese quelle per uscite didattiche
- Difendere la compresenza come patrimonio della classe e strumento dell’offerta formativa
- Rifiutare imposizioni di orari spezzati e turnazioni abusive
- Utilizzare prioritariamente i fondi stanziati per le sostituzioni dei colleghi assenti (fondo che andrebbe incrementato a livello nazionale almeno per il primo ciclo), garantendo, previa disponibilità, il previsto riconoscimento economico per le attività eccedenti l’orario d’obbligo
Perché una scuola che brucia le sue energie – continua Veltri – sottraendo tempo educativo agli alunni e dignità ai docenti è una scuola che si sta indebolendo. Pur comprendendo le situazioni di emergenza che talvolta si è chiamati a gestire, è necessario ribadire che l’eccezionalità non può trasformarsi in prassi ordinaria. Un ricorso sistematico a soluzioni emergenziali, infatti, trasmette l’immagine di un’organizzazione inefficiente e incapace di programmare, oltre a compromettere il vero interesse da tutelare: garantire una didattica di qualità agli alunni e alle loro famiglie.
Continuare su questa strada significa generare tensione permanente, fratture nei collegi, carichi insostenibili e conflitti tra insegnanti. La scuola non si difende con la burocrazia imposta, ma con organizzazione intelligente, risorse adeguate e rispetto per il lavoro di chi ogni giorno entra in classe.
La notizia sulle testate giornalistiche online:
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infoscuola24.it :Compresenze nella scuola primaria: da risorsa educativa a tappabuchi organizzativo. Una deriva pericolosa
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obiettivoscuola.it : UIL Scuola Emilia Romagna: “No agli abusi. La compresenza è didattica, non sostituzione. Così si svilisce la professione e si penalizzano docenti e alunni.”
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orizzontescuola.it : Compresenze nella scuola primaria, Uil Scuola Emilia Romagna: “Da risorsa educativa a tappabuchi organizzativo. Deriva pericolosa”
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informazionescuola.it : Compresenze nella scuola primaria, UIL Scuola: una risorsa educativa a rischio svalutazione

 
				
