Nel documento del Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica, i vescovi scrivono libertà  di scelta educativa,  quel che leggiamo è finanziamento dello Stato – è il commento del segretario generale della Uil Scuola Pino Turi, dopo le affermazioni di Mons. Crociata sulle scuole paritarie.

La legge, anche quella della parità  scolastica,  non può ribaltare un preciso limite costituzionale – sottolinea Turi.   Ancora una volta si rincorre,  dietro principi e valori di parte, la volontà  di superare il dettato costituzionale che, espressamente, prevede che queste scuole siano senza oneri per lo Stato.

Chiedere, costantemente, a sostegno del sistema delle paritarie flussi finanziari del bilancio pubblico – continua Turi –  e volerli anche giustificare come un risparmio netto per l’erario,   adducendo motivazioni demagogiche di grandi risparmi attraverso i costi standard, equivale ad alzare muri di incomunicabilità  che si trasformano in una guerra tra sistemi: spostare dallo Stato al privato risorse, peraltro sempre più scarse, significa voler privatizzare un bene che deve rimanere pubblico e statale per garantire quell’insegnamento – laico e per tutti – voluto dai nostri padri costituenti.

In un momento di grandi mutazioni sociali e culturali che ci consegna una società  multiculturale e multietnica -sottolinea il segretario della Uil scuola – appare oltremodo avventuroso proporre di spostare risorse dalle scuole statali a quelle private.
Per avere una buona scuola privata occorre un’ottima scuola statale, era il monito di Piero Calamandrei.

Ipotizzare risparmi sul settore istruzione, con proposte come quelle dei costi standard, condannerebbe l’Italia ad essere ancora fanalino di coda, nella zona euro, in termini di spesa per l’istruzione in rapporto al PIL.
Questo Governo ha gà  finanziato, con diversi interventi e contributi, le scuole private.

Le risorse disponibili per l’istruzione vanno indirizzate alle scuole statali, quelle frequentate dal 94% dei giovani italiani. E’ sul buon funzionamento di questa scuola che  le forze politiche e il Parlamento si devono cimentare. Non sono scelte ideologiche quelle da fare, ma strategiche per il Paese. E’ preciso compito della politica indirizzare le scelte non verso interessi di parte, ma verso quelli collettivi.