Pronta la direttiva sulla valutazione dei dirigenti – UIL: per loro il Miur prepara un triste futuro da tecnocrati

UIL: per loro il Miur prepara un triste futuro da tecnocrati

Pronta la direttiva sulla valutazione dei dirigenti

Misure che fanno il verso alla legge Brunetta, superata dagli eventi.
Sbilanciato il ruolo di controllo dei direttori regionali.
Un sistema che rischia di rendere i dirigenti funzionali e dipendenti dal potere esecutivo, espressione della maggioranza di turno.
Troppo spostato l’obiettivo verso una logica amministrativa che ci riporta indietro nella storia.

 

“Eccellente, molto buono, buono, mancato raggiungimento degli obiettivi”: saranno questi  voti che prenderanno i dirigenti scolastici in base ai nuovi criteri della direttiva sulla valutazione che ne fissa gli obiettivi e le modalità di composizione del nucleo di valutazione

Un progetto di valutazione – mette in chiaro Rosa Cirillo, responsabile del dipartimento Dirigenti della Uil Scuola – che rischia di trasformare il dirigente scolastico in un funzionario, un burocrate da valutare in base al principio delle performance ideate  dall’allora ministro Brunetta. Proprio lui che, in seguito,  ha riconosciuto che non si può applicare quel modello valutativo alla scuola che ha sue specificità e  diversa  natura giuridica.

I diritti della scuola – spiega il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi – la libertà di insegnamento, il diritto allo studio e la libertà di scelta educativa da parte delle famiglie sono garantiti dalla Costituzione. L’indipendenza e la terzietà  delle scuole devono essere tutelati.

La procedura proposta dal Miur, invece, comporterà una serie di conseguenze che privano la valutazione dei dirigenti scolastici di ogni garanzia di trasparenza e di salvaguardia dagli arbitri, mettendola nelle mani della burocrazia amministrativa con a capo i direttori scolastici regionali.

La valutazione dei dirigenti scolastici, così come quella di tutto il personale appartenente alla scuola dell’autonomia, deve invece garantire l’esercizio dell’autogoverno della scuola e rinviare alla contrattazione ogni elemento di valutazione che riguardi il personale.

Ci vogliono criteri oggettivi oggettività ed organismi indipendenti – aggiunge Turi – mentre le ricadute valutative su tutto il personale in servizio debbono trovare nel contratto  la sede della discussione ed attuazione.

Con il sistema di valutazione che c’è stato presentato – mette in rilievo  Rosa Cirillo – la contrattazione dovrà stabilire solo come  distribuire le risorse tra i  dirigenti, sulla base delle “note di qualifica” decise dal direttore regionale in relazione all’istruttoria del nucleo di valutazione.

Si tratta del ritorno alla burocrazia, dove l’esigenza di controllo e di  condizionamento prevale su quella di valorizzare e migliorare il sistema. Una controriforma che ci riporta indietro di decenni.

La contrattazione è il vero strumento di modernizzazione perché  flessibile.

Questo approccio  – mette in evidenza Turi  – può determinare norme contrattuali condivise, in un quadro di regole normative rispettose dei principi di autogoverno della scuola dell’autonomia.

In questo modo si  mantiene il necessario carattere di oggettività, con riferimento esclusivo agli atti dell’autonomia, alla valorizzazione delle risorse umane, alla condivisione dei modelli organizzativi messi in campo, alla cultura della promozione e del coinvolgimento degli organi collegiali nella gestione tutta dell’istituzione scolastica.